Storia Contemporanea

PAPE SATAN, PAPE SATAN “ALEPPO” – Enrico Maria Troisi

PAPE SATAN, PAPE SATAN “ALEPPO”.
Ho preso in prestito deformandole, le famose parole pronunciate all’indirizzo di Virgilio e Dante da Pluto, guardiano del quarto cerchio nel Canto VII della Commedia, : “Pape Satàn, pape Satàn aleppe”. Secondo una delle tante interpretazioni la frase, molto oscura, potrebbe derivare dall’Arabo. Abbūd Abū Rāshid, primo traduttore arabo della Divina Commedia interpretò questi versi come la trasformazione fonetica di una espressione araba, traducendoli in arabo come Bāb al-shaytān. Bāb al-shaytān. Ahlibu (“La porta di Satana. La porta di Satana. Proseguite nella discesa”). I versi pronunciati successivamente da Virgilio in risposta alla oscura minaccia del Guardiano, tendono a rassicurare l’ormai terrorizzato Dante: Non ti noccia / la tua paura; ché, poder ch’elli abbia / non ci torrà lo scender questa roccia. Il richiamo all’inferno della guerra civile in Siria mi è sembrato perfetto. La Commedia sembra calzar bene ad Assad e a pennello per i Ribelli. Pluto incita, sfida i Poeti ad affrontare il terrore e Virgilio esorta ancora Dante al coraggio. Mi ha colpito la determinazione del tiranno Assad nell’ordinare la distruzione della sua gente e della sua terra, e la forza, altrettanto cieca, che ne ha ricavato il popolo in rivolta. Tutto in Siria finisce, davanti ai nostri occhi, in una colossale ed irrefrenabile autodigestione. Diceva Alfieri che “…Nelle repubbliche vere amavano i cittadini prima la patria, poi la famiglia, quindi sè stessi: nelle tirannidi all’incontro, sempre si ama la propria esistenza sopra ogni cosa…(De La Tiranide)”. Se le idee camminano sulle gambe degli uomini, è forse lo smisurato amore per sé che spinge Assad ad ordinare il massacro indiscriminato della sua gente, pur sapendo che non c’è alcun futuro per il suo regime, ma soprattutto per sè. Ed allora l’amore si converte in odio. Ma altrettanto, i combattenti sono animati da un desiderio di autodistruzione che si afferma sfruttando la catena di trasmissione della vendetta, e non si giustifica con la conquista di diritti negati, di legalità, di democrazia. Tutta questa autodistruttività azzera le gerarchie familiari e calpesta la morale: non ci sono bambini da risparmiare, o giovani o donne o anziani. Ovunque cadono tonnellate di esplosivo e si consumano stragi. Ragioni geo-strategiche impediscono ai soliti sceriffi di intervenire, mentre L’Europa è distratta da una guerra finanziaria senza precedenti, l’ONU è del tutto impotente, Papi e Ayatollah non riescono a tappare ll vaso di Pandora, nè invocano più la pace. Questa mi sembra una guerra civile diversa dalle altre. Più morbosa, più “sacrificale”, più “emotiva”, meno “tattica”, totale. La rete e i filmati catturati qua e là testimoniano di una carneficina senza logica se non quella della distruzione come fine, non come mezzo. Cosa accadrà ancora varcata la porta…?

Enrico Maria Troisi

Marco Travaglio sulla trattativa Stato-Mafia e le intercettazioni di Napolitano (19Lug2012)

Marco Travaglio sulla trattativa Stato-Mafia e le intercettazioni di Napolitano (19 Luglio 2012)

 

Creato il primo automa derivato da cellule del cuore di un topo. Prossimo passo l’uso di tessuti umani

L‘aspetto è in tutto e per tutto quello di una medusa, ma i suoi geni sono quelli di un topo. I progressi nella biomeccanica marina, nella scienza dei materiali e dell’ingegneria dei tessuti, hanno infatti permesso a un team di ricercatori statunitensi del California Institute of Technology (Caltech) e dell’Università di Harvard di creare il primo automa derivato da cellule del cuore di un topo che pulsano in un foglio di silicone. La medusa artificale è una sorta di fiore con otto petali e nuota e pulsa nell’acqua con movimenti molto simili a quella della sua omologa naturale, se stimolata elettricamente.

L’idea nasce dalla caparbietà di Kit Parker, a capo del team di ricerca, che lavora da tempo alla creazione di modelli artificiali di tessuto cardiaco umano per la generazione di organi e il test di farmaci: «Il cuore è una pompa che “spinge” il sangue in tutto il corpo, così le meduse si muovono nell’acqua attraverso un movimento di pompaggio. La loro morfologia di base è quindi molto simile al muscolo cardiaco e costruire un medusoide é un modo per comprendere le leggi fondamentali della propulsione biologica, per affinare sempre di più l’ingegneria dei tessuti biologici», spiega Parker.

I bioingegneri americani hanno creato la struttura del medusoide facendo crescere un singolo strato di muscolo cardiaco murino su un foglio di polidimetilsilossano modellato. Un campo elettrico applicato alla struttura causa una contrazione muscolare e comprime il medusoide, che poi torna elasticamente alla sua forma originaria grazie al silicone.

Prossima tappa del team, che ha pubblicato la ricerca su “Nature Biotechnology” è ora quella di costruire un medusoide a partire da cellule di cuore umano. Prima però si cercherà di far evolvere ulteriormente l’androide, permettendogli di girare e muoversi in una direzione particolare, incorporando anche un semplice “cervello” così che possa rispondere all’ambiente in cui si muove e replicare comportamenti più avanzati, come dirigersi verso una sorgente di luce in cerca di energia o di cibo

CRISI ISRAELE-IRAN Burgas, bomba su bus di turisti israeliani otto morti, Netanyahu: “E stato l’Iran”

La deflagrazione all’esterno dell’aeroporto sul Mar Nero. A bordo molti giovani, appena arrivati da Tel Aviv. Trenta i feriti. Esattamente 18 anni fa strage in un centro ebraico a Buenos Aires. Il premier israeliano: “Reagiremo con forza”. Terzi: “Italia in prima linea su difesa Israele”

TEL AVIV – Terrore a Burgas, località bulgara sul Mar Nero, a 400 chilometri a est di Sofia, dove un’esplosione ha sventrato uno dei tre autobus su cui viaggiava una comitiva di turisti israeliani, in gran parte di giovani, appena sbarcata nel locale aeroporto e proveniente da Tel Aviv. Il bilancio è di 8 morti e 30 feriti: a bordo dell’autobus si trovavano 47 persone.

La polizia bulgara dopo una breve indagine ha confermato che si è trattato di un attentato, ma già le prime testimonianze non lasciavano dubbi sull’origine dell’accaduto. Secondo il ministro degli Esteri bulgaro Nikolai Mladenov a provocare l’esplosione è stata una bomba. Le autorità bulgare hanno chiuso lo scalo, dirottando i voli su Varga.

Le accuse all’Iran. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu punta il dito contro Teheran: “Tutto induce a credere che sia stato l’Iran. Israele reagirà con forza al terrore iraniano”. E dagli Stati Uniti giunge la condanna della Casa Bianca, “nei termini più duri possibili”, come ha dichiarato il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney: “Obama e l’amministrazione stanno raccogliendo tutte le informazioni sul caso, ma resta incrollabile l’impegno americano per la sicurezza di Israele”. Il Presidente ha anche chiamato Netanyahu per porgergli le proprie condoglianze.

L’alto rappresentante della politica estera della Ue, Catherine Ashton, si è detta sconvolta e scioccata dalle immagini trasmesse dall’aeroporto di Burgas. Condannando l’attentato nel modo più fermo, la Ashton chiede sia fatto tutto il necessario per individuare gli autori della strage e portarli davanti alla giustizia. Il ministro degli Esteri Giulio Terzi, sconvolto per l’attentato, ha confermato che “l’Italia è e continuerà ad essere in prima linea a difesa del diritto fondamentale alla sicurezza di Israele e dei suoi cittadini”.

Le autorità di Tel Aviv avevano avvertito la Bulgaria, destinazione molto popolare presso il turismo israeliano, sulla sua vulnerabilità agli attacchi di militanti islamici infiltrati attraverso la Turchia. In passato, turisti israeliani sono stati oggetto di attacchi in India, Thailandia e Azerbaijan. Azioni dietro cui Tel Aviv ritiene vi sia l’Iran, che a sua volta ha accusato Israele di essere il mandante degli attentati costati la vita agli scienziati iraniani coinvolti nel programma nucleare di Teheran.

I testimoni: “E’ stato un kamikaze”. Gal Malka, un testimone intervistato da un’altra tv israeliana, Channel 2, ha raccontato di aver visto qualcuno salire a bordo di un autobus, subito dopo c’è stata l’esplosione. Si sarebbe trattato dunque, secondo questa testimonianza, di un attacco kamikaze. Il racconto combacia con la versione fornita telefonicamente da Aviva Malka, una donna che era a bordo dell’autobus, alla radio dell’esercito israeliano: “E’ stato un kamikaze. Ci siamo seduti, pochi secondi dopo abbiamo avvertito la grande esplosione e siamo scappati, passando attraverso uno squarcio nell’autobus. Abbiamo visto corpi e tanti feriti”. La ricostruzione ufficiale comunque al momento parla di una bomba.

L’anniversario dell’attentato di Buenos Aires. Come ha ricordato proprio Netanyahu, l’attentato di Burgas è avvenuto nel giorno del 18° anniversario dell’azione terroristica che a Buenos Aires, nel 1994, costò la vita a 85 persone, 300 i feriti. All’epoca, una cellula terrorista colpì con un’autobomba l’edificio dell’Associazione di mutuo soccorso ebraico. Per quell’attentato vennero chiamati in causa dalla giustizia argentina elementi di provenienza iraniana ed esponenti di Hezbollah. “Diciotto anni dopo – ha aggiunto il premier di Tel Aviv – il terrore iraniano continua a mietere vittime innocenti. Questo è un attacco del terrore iraniano che si diffonde nel mondo intero. Israele reagirà con forza al terrore iraniano”.

Le altre reazioni. Channel 10 attribuisce questa dichiarazione al ministro della Difesa israeliano, Ehud Barak, dopo una consultazione con i suoi consiglieri: “Israele saprà trovare e punire i responsabili. Nel frattempo gli israeliani mantengano i nervi saldi e continuino a viaggiare all’estero”.

Sconvolta anche la comunità ebraica italiana: a Roma una cerimonia straordinaria per le vittime dell’attentato di Burgas si terrà questa sera alle 21 nella Grande Sinagoga, come rendono noto Riccardo Pacifici, presidente della comunità ebraica romana, e il rabbino capo di Roma Riccardo di Segni. Da Tel Aviv, dove domani, sabato e domenica dirigerà la Israel Philharmonic Orchestra, il maestro Riccardo Muti annuncia: “Il Requiem di Verdi sarà dedicato alle vittime dell’attentato in Bulgaria”.

«Conflitto fra poteri dello Stato» Napolitano contro la procura di Palermo

Il presidente della Repubblica firma il decreto per la mancata distruzione delle intercettazioni delle telefonate con Mancino

Giorgio Napolitano contro i giudici di Palermo. Il presidente della Repubblica ha infatti firmato il decreto con cui affida all’Avvocatura dello Stato l’incarico di sollevare il conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato. Il Quirinale, in altri termini, va all’attacco della procura di Palermo, in relazione alla vicenda delle telefonate intercettate tra il consigliere del presidente per gli Affari giuridici Loris D’Ambrosio e l’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino a proposito della presunta trattativa tra Stato e mafia negli anni 90. Durante l’attività d’intercettazione ci sarebbero state anche un paio di telefonate fra Mancino e Napolitano, telefonate che avrebbero dovuto essere distrutte, provvedimento che il procuratore del capoluogo siciliano Francesco Messineo non ha ancora disposto. A giudicare sul conflitto sarà la Corte costituzionale.
IL COMUNICATO – A spiegare le ragioni della decisione di Napolitano è lo stesso comunicato stampa in cui il Quirinale ne dà notizia: «Alla determinazione di sollevare il confitto, il presidente Napolitano è pervenuto ritenendo dovere del Presidente della Repubblica, secondo l’insegnamento di Luigi Einaudi, evitare si pongano, nel suo silenzio o nella inammissibile sua ignoranza dell’occorso, precedenti, grazie ai quali accada o sembri accadere che egli non trasmetta al suo successore immuni da qualsiasi incrinatura le facoltà che la Costituzione gli attribuisce».

IL DECRETO – Il dispositivo con cui Napolitano dà mandato all’avvocatura dello Stato di sollevare il conflitto di attribuzione è stato pubblicato sul sito del Quirinale. È evidente che l’iniziativa del Colle punta ad evitare che le intercettazioni che coinvolgono il capo dello Stato, ancorché ritenute non rilevanti per i pm, finiscano agli atti del procedimento a disposizione delle parti. «La Procura, dopo aver preso cognizione delle conversazioni, le ha preliminarmente valutate sotto il profilo della rilevanza e intende ora mantenerle agli atti del procedimento perché esse siano dapprima sottoposte ai difensori delle parti ai fini del loro ascolto e successivamente, nel contraddittorio tra le parti stesse, sottoposte all’esame del giudice ai fini della loro acquisizione ove non manifestamente irrilevanti». Il che sarebbe, a giudizio del Colle, una violazione delle prerogative presidenziali: «Le intercettazioni di conversazioni cui partecipa il Presidente della Repubblica, ancorché indirette od occasionali, sono invece da considerarsi assolutamente vietate e non possono quindi essere in alcun modo valutate, utilizzate e trascritte e di esse il pubblico ministero deve immediatamente chiedere al giudice la distruzione».

M. Br.

MOODY’S SE NE FREGA DI MONTI, E TAGLIA!

Moody’s taglia rating titoli italiani

Roma – (Adnkronos/Ign) – Si passa da A3 a BAA2. L’agenzia mantiene un outlook negativo: ”Clima politico aumenta i rischi”. Passera: ”Giudizio ingiustificato e fuorviante”. Squinzi: ”Più forti di quello che appare”. Il portavoce di Rehn: ”Dall’Italia sforzi senza precedenti”. Collocati 3,5 mld di Btp, rendimenti giù. Pil, Confindustria: “Nel 2012 calerà più del 2,4%”. Bce: debito e disoccupazione mettono a rischio ripresa

FRATELLI MUSULMANI ACCUSANO

Siria: Fratelli musulmani accusano Annan, Russia e Iran per massacro

13 Luglio 2012 – 09:40

(ASCA-AFP) – Beirut – 13 lug – I Fratelli musulmani della Siria hanno accusato l’inviato di Onu e Lega Araba, Kofi Annan, Russia e Iran di non aver fatto nulla per impedire l’ennesimo massacro perpetrato dal regime Bashar al-Assad nella provincia di Hama, dove l’esercito di Damasco ha ucciso, secondo gli attivisti, oltre 200 persone.

”Non riteniamo che il mostro Bashar sia l’unico responsabile di questo orribile crimine ma lo sono anche Kofi Annan, i russi e gli iraniani e tutti i Paesi che pretendono di essere i guardiani della pace e della stabilita’ nel mondo e invece restano in silenzio”, ha dichiarato il gruppo in una nota.

GLI 007 BRITANNICI SVENTARONO PIANI IRANIANI NEL 2008

Gli agenti dell’MI6, i servizi di intelligence britannici per l’estero, hanno impedito nel 2008 all’Iran di dotarsi dell’arma atomica. A rivelarlo, riporta oggi il sito web del Telegraph, è stato il capo dell’agenzia, Sir John Sawers, il quale ha però avvertito che Teheran avrà la bomba atomica entro il 2014, e ciò renderà altamente probabile un attacco militare contro i siti nucleari iraniani da parte di Stati Uniti o Israele. Come scrive il quotidiano britannico, lo scorso marzo Sawers aveva tenuto un briefing segreto con i membri del governo per informarli della crescente minaccia militare iraniana, ma è la prima volta che le sue vedute sulla questione vengono rese pubbliche. Ed è anche molto raro che il capo dell’MI6 disveli i dettagli di operazioni condotte dai servizi di intelligence. La scorsa settimana, Sir John, in un incontro a Londra con un centinaio di alti funzionari pubblici, ha detto chiaramente che all’Iran servono due anni “per diventare una potenza nucleare”. Quando raggiungerà il suo obiettivo, Israele o Stati Uniti dovranno decidere se lanciare un attacco militare, ha aggiunto. “Gli iraniani sono determinati a seguire la strada per” sviluppare tutte “le tecnologie” di cui hanno bisogno per costruire la bomba atomica. “E’ chiaro che Stati Uniti e Israele si troveranno di fronte a una minaccia pericolosa se l’Iran diventerà una potenza nucleare”.

LA RIVOLUZIONE SIRIANA SECONDO GLI USA

Assad ha le ore contate

Attivisti, oggi almeno 34 morti

12 luglio, 22:49

“Nel processo di transizione in Siria non ci può essere spazio per Assad”: lo ha ribadito la Casa Bianca, sottolineando come “Assad abbia oramai perso ogni credibilità”. “La comunità internazionale – ha detto il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney – deve lavorare in maniera costruttiva e cooperare per risolvere la situazione in Siria. Gli Stati Uniti notano dei progressi sulla strada della costruzione di un ampio consenso.”. Ma per l’amministrazione Obama c’é un punto fermo: “Nel processo di transizione e nel futuro della Siria – ha ripetuto Carney – Assad non può più giocare alcun ruolo”.

CAPO CNS A MOSCA, E’ IN CORSO RIVOLUZIONE  – “Gli avvenimenti in Siria non sono solo disaccordi tra il popolo e il governo ma una rivoluzione”: lo ha detto Abdel Basset Sayda, presidente del Consiglio nazionale siriano (Cns), principale coalizione dell’opposizione siriana all’estero, all’inizio dei suoi colloqui con il ministro degli esteri russo Serghiei Lavrov.

OPPOSIZIONE, AMBASCIATORE IN IRAQ DEFEZIONA  – Fonti dell’opposizione siriana hanno reso noto oggi che l’ambasciatore siriano in Iraq ha defezionato per protesta contro la repressione in corso nel suo Paese da parte del regime del presidente Assad. Nawaf al-Fares, che in passato ha avuto stretti legami con l’establishment delle forze di sicurezza, è il primo diplomatico siriano a defezionare. Al Fares è originario di Dayr az Zor, teatro di aspri e sanguinosi scontri tra i ribelli e le forze militari del regime.

NATO, RASMUSSEN INVITA RUSSIA A FACILITARE SOLUZIONE  – Il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, ha chiesto alla Russia di impegnarsi per facilitare una soluzione politica alla crisi in Siria. “La Russia ha la responsabilità di facilitare una soluzione politica e di servirsi della sua influenza su Damasco per facilitare una tale soluzione politica”, ha detto Rasmussen nel corso di una visita oggi in Kosovo.Parlando con i giornalisti, ha al tempo stesso invitato tutte le componenti internazionali a fare ogni sforzo “per favorire l’attuazione del piano in sei punti di Kofi Annan”, il mediatore internazionale incaricato di trovare una via d’uscita pacifica alla crisi siriana. “Penso che sia la migliore piattaforma possibile per trovare una soluzione politica ai problemi della Siria”, ha detto Rasmussen. Oggi Mosca ha ribadito la sua intenzione di continuare a fornire armamenti al regime di Bashar al-Assad, nonostante l’embargo internazionale.

ATTIVISTI, OGGI ALMENO 34 MORTI  – Almeno 34 persone sono morte oggi nelle violenze in Siria, secondo i Comitati locali di coordinamento dell’opposizione, che riferiscono di bombardamenti su diverse località e di nuovi scontri tra le forze governative e ribelli, anche nel quartiere di Qadam a Damasco. Altri combattimenti tra le truppe regolari e i disertori riuniti nell’Esercito libero siriano (Els) sono segnalati dalla stessa organizzazione a Daraya, sobborgo della capitale, e ad Ain Larouz, nella provincia settentrionale di Idlib. Bombardamenti particolarmente intensi, aggiunge la stessa fonte, sono avvenuti su Dayr az Zor e sulle città di Quseir e Rastan. Secondo l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus), almeno due civili hanno perso la vita a Duma, una quindicina di chilometri da Damasco, altri due a Daraa, nel sud, e una donna a Khisham, nella provincia di Dayr az Zor. Da parte sua l’agenzia governativa Sana afferma che le violenze sono dovute ad operazioni delle forze governative contro “gruppi armati terroristi”. L’agenzia aggiunge che le forze armate hanno concluso oggi, con il lancio di missili, esercitazioni militari durate cinque giorni.

Un massacro di Tiananmen ogni ora – Strage degli innocenti

» 12/06/2012 11:47
CINA
Donna cinese costretta ad abortire al settimo mese. Continua il massacro della legge del figlio unico
di Wang Zhicheng

Reggie Littlejohn: Un oltraggio che nessun governo dovrebbe permettersi. Il corpo del piccolo abortito è stato lasciato sanguinante accanto alla donna. Le foto dell’uccisione. Minaccia di multe onerose (pari a 3-5 anni di salari) o di aborto forzato. In Cina vi sono 13 milioni di aborti ogni anno. Chai Ling: Un massacro di Tiananmen ogni ora.

Pechino (AsiaNews) – Una donna cinese dello Shanxi è stata costretta ad abortire al settimo mese di gravidanza. Ad accrescere l’orrore per la violenza, le autorità hanno messo il corpo del piccolo abortito sul letto affianco alla donna.

Il fatto è avvenuto il 3 giugno scorso ed è riportato dal sito Tianwang. La donna, Feng Jianmei è stata picchiata e trascinata in un veicolo da un gruppo di impiegati del Family planning, mentre suo marito Deng Jiyuan era al lavoro. I rappresentanti del controllo sulla popolazione avevano chiesto 40mila yuan (circa 4 mila euro, oltre 3 anni di lavoro) alla famiglia, che aveva trasgredito la legge del figlio unico. Non avendo ricevuto i soldi, essi hanno fatto abortire Jianmei al settimo mese. Il corpo del piccolo è stato messo accanto alla madre sul letto (ATTENZIONE: QUESTE IMMAGINI POSSONO URTARE LA VOSTRA SENSIBILITA’). La donna si trova ora in ospedale nella città di Ankang.

Reggie Littlejohn, avvocato Usa che combatte per la difesa della donna in Cina (Women’s Rights Without Frontiers) e che ha diffuso la notizia in occidente, afferma: “Tutto questo è un oltraggio. Nessun governo legittimo potrebbe commettere o tollerare un atto simile. I responsabili dovrebbero essere perseguiti per crimini contro l’umanità”. L’aborto forzato è ancora un pratica molto comune in Cina, a causa della stretta osservanza della politica del figlio unico.

Sempre la Littlejohn ha diffuso oggi la notizia che una donna di Changsha (Hunan) sarà costretta ad abortire se non paga 25mila dollari Usa.

Nei giorni scorsi, una dozzina di membri del Family planning cinese sono penetrati in casa di Cao Ruyi, che aspettava al quinto mese il suo secondo figlio per trascinarla all’ospedale e forzarla all’aborto. Suo marito, Li Fu, è stato picchiato e avvertito che o dava il permesso per un “aborto volontario” oppure sua moglie avrebbe subito un aborto forzato. Lo scorso fine settimana l’ospedale ha rilasciato Cao Ruyi dietro pagamento di 1500 dollari come “multa per compensazione sociale”. Ma i membri del Family planning chiedono ancora 25mila dollari per dare a lei il permesso di continuare la gravidanza.

Secondo le statistiche ufficiali in Cina si praticano 13milioni di aborto ogni anno. Di questi moltissimi sono forzati.

La dissidente Chai Ling, una dei capi del movimento di Tiananmen, esule negli Stati Uniti e convertita al cristianesimo, è impegnata nella lotta contro gli aborti forzati causati dalla legge del figlio unico. Più di un anno fa, durante un incontro di dissidenti davanti alla casa Bianca, Chai Ling ebbe a dire: “L’applicazione brutale e violenta della politica del figlio unico è il più grande crimine contro l’umanità attualmente in atto; è lo sventramento segreto e inumano di madri e figli; è il massacro di Tiananmen che si ripete ogni ora; è un olocausto infinito che va avanti da 30 anni”.

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FRANCIA: STOP TORINO-LIONE

Tav, la Francia ci ripensa: «Stop Torino-Lione»

La Francia intende riesaminare ed eventualmente rinunciare a dieci progetti di linee ferroviarie ad alta velocità, tra cui la Torino-Lione. E’ il ministro del Bilancio Cahuzac a dire che «lo Stato ha previsto una serie di progetti senza averne fissato i finanziamenti. Il governo non avrà altra scelta che rinunciare ad alcune opzioni».

12 Luglio 2012

La Francia intende riesaminare ed eventualmente rinunciare a dieci progetti di linee ferroviarie ad alta velocità, tra cui la Torino-Lione: è quanto riporta il Le Figaro. «Lo Stato ha previsto una serie di progetti senza averne fissato i finanziamenti. Il governo non avrà altra scelta che rinunciare ad alcune opzioni», ha dichiarato il ministro del bilancio, Jerome Cahuzac. Secondo il quotidiano, sotto esame anche la Torino Lione, a causa del costo elevato (12 miliardi) e del calo del traffico merci.

Nella hit-parade delle linee ad alta velocità minacciate dai tagli della crisi, ci sono – tra l’altro – la Nizza-Marsiglia e la Torino-Lione, scrive ancora Le Figaro. In particolare, aggiunge il quotidiano, quest’ultima sarebbe «squalificatà per il suo costo (12 miliardi di euro)». Ma anche dal calo registrato nel «trasporto merci, sceso a quattro milioni di tonnellate su quella tratta, contro gli undici milioni di tonnellate vent’anni fa, non gioca a favore di quel progetto».

VADE AL RETRO, SILVIO!

Personalmente non aspettavo altro che Berlusconi si ricandidasse, per confermare una mia vecchia teoria – molto empirica, devo dire: quando uno nasce tondo, non può morire che facendosi tonto. Silvio sopravvive a tutto e a tutti, e se ci riesce è perché è una macchina, non un uomo. Va avanti perché tiene il motore acceso, sempre. L’imput iniziale che ha ricevuto dall’alto, il suo mandato divino, il culto di sé, lo specchio del reame, il ruscello di Narciso, tutto lo mantiene amortale. Amortale perché tonto. Pronto a riportare l’immagine dell’Italia al bunga bunga, dopo sacrifici del popolo italiano, dopo i suicidi, dopo lo spettro miseria, dopo la perdità della sovranità, dopo l’uomo o gli uomini che ci hanno commissariato dalla Trilateral, dopo la Merkel che ci ha bacchettato fino alle piaghe sulle mani, dopo Napolitano, dopo il palloncino scoppiato di Sarkò, dopo i grillini, dopo ABC, finache dopo Obama ecco che torna Lui, l’uomo del destino. Il Cavaliere Nero.

Già tutti sono in agitazione, fibrillano perché torna la pappa pronta, la mangiatoia bassa anticervicale, il cocco mondato e pronto, la provvidenza divina, il ritorno al futuro.

E già: qualcuno aveva veramente creduto che la partita si fosse chiusa? Ma scherziamo? Angelino candidato premier? Il partito degli onesti? Finiamola! Per favore, finiamola!

Tutto quello che c’è passato addosso come un caterpillar in questi lunghi mesi che fra poco fanno un anno non è servito a niente. I sondaggi lo danno chi dice ventitré chi ventotto chi anche di più. Ma chi li fa questi sondaggi? Chi è il vero pusher di Silvio? Sorvoliamo. Lui è pronto. Turgido. Tonico. Nella pausa s’è finito di rifare anche la faccia con nuovi ritocchi estetici. Molti italiani hanno rimpianto i suoi tempi. Sono pronti statisticamente a rivolerlo. Meglio lui che Monti! Si sa, meglio il male minore, o non si crederà mica che quegli italiani pronti a rivotarlo (o rivoltarlo…) abbiano creduto davvero alla cattiva favola dell’Europa in crisi. Dello spettro Grecia. Sta per finire l’era del tecnico. Sta per tornare la politica, quella che credevamo di esserci lasciata alle spalle, ma quando mai? La politica italiana. Quella degli sprechi di massa. Dell’ottundimento generalizato, sistemico. Della propaganda che, in fondo, ci manca. Quella del gossip. Quella dei Ballarò, Porta a Porta, Matrix, In Onda, Report, Servizio Pubblico. Nuovo pane per i Travaglio. Nuovo travaglio per i giornali mondiali. Nuove sceneggiate. Nuovo populismo, diretto e di riflesso. Nuove inchieste pittoresche che non approdano a nulla di fatto. Nuovi lodi. Nuovi magistrati all’assalto della rocca inespugnabile dei Ghedini & Co. E, se davvero ce la facesse, nuovo impulso al voto-mercato. Ma ce la farà, ne sono certo. Il potere del tonto è illimitato e inarginabile. E viene da pensare che l’Italia intera è tonta. O una buona parte. Ma noi, da che parte stiamo noi?

A Berlusconi va riconosciuto un merito storico: Lui ciclicamente denuda la vera faccia degli italiani. La fa emergere dalla coltre di teorie che si sgretolano poi nei seggi, niente di concreto, solo teoria. E nei seggi, si sa, fanno di tutto. E poi, dobbiamo chiederci: chi si intesterà il merito di aver mostrato responsabilità sia nel dimettersi che nell’aver sostenuto questo intervento tecnico di riabilitazione della credibilità Italia? Bersani? Casini? Lo stesso Alfano? No! Ci vuole un nome! Alfano è solo un pupazzetto, di quelli che piegano volenterosamente la testina in basso e dicono con la molla carica “Sì! Sì! Sì!” Sempre e solo sì. Il nome è Lui. Già immaginiamo la nuova campagna elettorale. Nel 2013 avremo finache l’aria che scandirà il merito di Silvio, l’uomo del destino. La roccia. Il grande statista. In più s’intesterà anche tutto il disprezzo che ha ricevuto come una stimmata di santità e sacrificio. Ci dirà che avremo finalmente una grande stagione di ritorno alla grandezza del nostro paese. Che ci guiderà lui come il profeta alla terra promessa fin dall’inizio da Forza Italia. Ma la verità è che ritornerà ancora la terra della diaspora. Ancora, invece di pensare al lavoro, alla disoccupazione, alla crisi, ai disperati, lo spazio dei media scoppierà perché tutti saranno costretti a parlare di Silvio. Finache i media internazionali, i leaders esteri, gli intellettuali, le agenzie stampa, ancora qualcuno scriverà qualche libercolo su di Lui. L’Italia intera, da grigia e seriosa, si tingerà di nuovo di quel grottesco rosa a chiazze marroni. Quella macula tra edonismo, malcostume e merda. Perché ci aspetta una nuova montagna di merda. Ci seppellirà del tutto? Vedremo. Intanto, chiudiamo se non gli occhi almeno le narici. Se qualcuno si chiedeva quale ormai poteva essere il peggio, adesso sappiamo: è arrivato.

Salvatore Maresca Serra, Roma 12 luglio 2012

Femminicidio

Gli “uomini” che uccidono le donne – con questo ributtante termine “femminicidio” – odiano e uccidono la donna in sé, prima di ucciderla fuori da sé. Ho guardato Matrix ieri sera e non ho trovato nulla di questa fondamentale certezza: una chiave essenziale per affrontare alla radice questa strage, perché di una vera strage italiana, e non solo, si tratta. La parte femminile in un uomo, la migliore e la più “virile”, viene recepita come una minacciosa latenza inconfessabile di terrificante omosessualità, mentre è tutt’altro. È una completezza indispensabile al rapporto tra i due generi, e al rapporto con se stessi. Non se ne parla, o non se ne parla mai abbastanza ché è un argomento scomodo, in uno stato viriloide e fallocrate come il nostro. Quali donne, grandi donne, celebriamo nei monumenti, nelle dediche delle piazze e delle strade? Un’Italia così non può difendere la donna, né portarla sul piano del rispetto simbolico, di cui i potenziali assassini hanno bisogno. Ritengo nonsolo lo stato, ma soprattutto la chiesa responsabile di questo nefasto imprinting culturale. Alla donna non è stata mai concessa una legittimazione dell’autoaffermazione quale istituzione nella società, una piena coscienza di sé, un’autorevolezza significativa. Dove sono i riconoscimenti della chiesa alla donna? La riconoscenza? L’istituzionalizzazione piena e completa? Quando vedo una Merkel che tiene in scacco tutta l’Europa, da un lato dissento radicalmente con le sue scelte e gli interessi faziosi che rappresenta, dall’altro ne sono felice perché si tratta di una donna, comunque. Non avremo mai una donna autorevole come la Merkel in Italia. Forse non ce ne sono in giro di italiane all’altezza di questi ruoli? Ma davvero? O abbiamo solo quelle portate nelle istituzioni da Berlusconi, come la Minetti? Io vedo solo un occultamento dei modelli femminili, quelli veri, indispensabili alla risposta piena a questa strisciante strage quotidiana. Le donne devono farsi sentire, e trovare uomini veri che combattano al loro fianco. Se non ora… quando?

Salvatore Maresca Serra – Roma, 24 maggio 2012

Napolitano. La rete in rivolta

Snobismo da politica talmente vecchia, e inadeguata del tutto al presente, da apparire subito defunta, inutile, deleteria e più demagogica della demagogia che si attribuisce a Grillo e al Movimento 5 stelle. Questo c’è nelle parole di Giorgio Napolitano, al dire di tutti quelli che hanno invaso oggi la rete, i blog, eccetera, indignati da quest’affermazione: “Non vedo nessun boom di Grillo e dei grillini”. Napolitano avrebbe fatto meglio a tacere – secondo questi -, anziché rendersi strumentalmente ridicolo. Il pensiero che circola in rete è che fa un piacere a Grillo, il presidente, nascondendo la testa sotto la sabbia, e a quella che viene definita antipolitica ma che, nei fatti, raccoglie voti di italiani che si stanno sottraendo al sistema delle clientele dei partiti, che si sono sgretolati miseramente in queste amministrative che – invece – hanno una fortissima valenza politica. Inutile l’invito alla riflessione: cosa c’è da riflettere? Piuttosto ha ragione il comico-capopolo genovese, quando afferma che questo è solo l’inizio. E come dargli torto che i cittadini vogliono riprendersi gli spazi della res publica, dove questo si è reso possibile, col voto, con i referendum, e con qualsivoglia strumento democratico, sperando che non si metta mano a strumenti non democratici… Il ridicolo, quindi, attaccherebbe le nostre maggiori istituzioni, dall’interno degli stessi uomini che le rappresentano? Il vero problema è questo. Ed è questa la riflessione che dovrebbe accompagnare queste ore di cartina al tornasole. Arroccarsi ai palazzi del potere e alle seggiole che si occupano indica una sola cosa: la debolezza di uomini che appartengono a un passato che ha determinato esso stesso quel presente a cui non sanno rispondere con altro che non sia l’ipocrisia e questo odioso e grottesco snobismo. Chi e cosa hanno reso possibile il fenomeno Grillo? E non si tratta di un fenomeno di cui dobbiamo tutti prendere atto?  La risposta di Grillo al capo dello Stato non si è fatta attendere: «L’anno prossimo si terranno le elezioni politiche e, subito dopo, sarà nominato il successore di Napolitano, che potrà godersi il meritato riposo». «Sono rimasto a bocca aperta, spalancata, come un’otaria. Ho le mascelle che mi fanno ancora male. Là dove non hanno osato neppure i Gasparri e i Bersani ha volato (basso) Napolitano», ha poi aggiunto il comico-blogger. Grillo cita la Costituzione e ricorda che «il presidente della Repubblica è il capo dello Stato e rappresenta l’unità nazionale» (articolo 87 della Costituzione), dunque «rappresenta anche il Movimento 5 Stelle e anche, dopo queste elezioni, i suoi circa 250 consiglieri comunali e regionali scelti dai cittadini. Il boom del Movimento 5 stelle non si vede, ma si sente. Boom, boom, Napolitano!». C’è un’altra Italia, secondo Grillo, ma non saranno certo uomini come Napolitano, Alfano, Berlusconi, Casini o Bersani a prenderne atto pubblicamente, mentre nel loro privato provano ben altri sentimenti. Mentre Monti, il governo tecnico più ricattato al mondo, messo su in fretta proprio da Giorgio Napolitano, adesso pagherà precipuamente il costo di aver gettato le basi perché i grillo e i grillini guadagnassero sempre più spazio, in un fenomeno che li porta a breve in parlamento e al senato. Si cercano solo capri espiatori, dalla miopia che offusca da sempre la seconda repubblica, di cui vediamo le ceneri oggi. Pur non amando particolarmente Grillo, la mia somma soddisfazione sarebbe vederlo a colloquio con la Merkel: ci metterebbe un istante a distruggerne l’immagine. Vorrei vedere lui a Bruxelles, e non un dubbio (per il momento) Hollande, a discutere dell’intoccabilità del fiscal compact… Sono certo che solo dai comici può venire il linguaggio che tutti ci aspetteremmo sentire veramente parlare alla UE. Visto che si parla, tra un bacino e un altro (che schifo) sulle labbra, del destino di popoli e nazioni. Via i vecchi politici: avanti i comici! Amen.

Salvatore Maresca Serra, Roma 8 maggio 2012

Netanyahu: come ti bombardo l’Iran fregandomene degli USA

Come Israele si prepara ad attaccare l’Iran a settembre/ottobre

Parliamo di fatti.
Fatto n ° 1: La persona che sta smantellando la coalizione del primo ministro Benjamin Netanyahu è lo stesso Benjamin Netanyahu. Non sono le minacce del ministro degli esteri Avigdor Lieberman, né le pressioni del ministro degli interni Eli Yishai, che la stanno demolendo. Né vi è la paura di Shaul Mofaz o Shelly Yacimovich dietro lo scioglimento della Knesset.
Netanyahu ha cercato di disfare il suo governo prima della Pasqua in modo che le elezioni potessero aver luogo prima dell’estate. Il governo si è rivelato troppo forte, così ha dovuto aspettare fino alla riapertura della Knesset. Vi è il primo ministro stesso dietro il processo che mira a riportarci alle urne nel mese di settembre.
Fatto n ° 2: Netanyahu non sta smantellando il suo governo per motivi politici. La sua posizione politica è forte. Né vuole le elezioni per motivi socio-economici. Anche se manifestazioni sono attese in estate, e un rallentamento economico è previsto in autunno, l’opinione pubblica israeliana vede ancora il primo ministro come altamente qualificato in ambito socio-economico.
Il motivo per cui lo stesso Netanyahu sta smantellando il suo forte e stabile governo è esterno: le prossime elezioni negli Stati Uniti. Il primo ministro di Israele è determinato a raggiungere la cabina elettorale israeliana prima che il presidente degli Stati Uniti si rechi nella cabina elettorale americana a novembre.
Fatto n ° 3: La prima ragione per cui Netanyahu vuole battere il presidente degli Stati Uniti Barack Obama nella corsa alle urne è la sua personale sopravvivenza. Fu il presidente degli Stati Uniti George H.W. Bush a sostituire il primo ministro Yitzhak Shamir con il primo ministro Yitzhak Rabin nel 1992. E fu il presidente degli Stati Uniti Bill Clinton a sostituire il primo ministro Netanyahu, al suo primo mandato, con il primo ministro Ehud Barak nel 1999. Entrambi casi in cui un governo di destra è stato sostituito da uno di sinistra sono stati ispirati da presidenti americani che ne avevano abbastanza del governo del Likud al potere.
Obama detesta Netanyahu ancor più di quanto Bush detestava Shamir, o di quanto Clinton detestava Netanyahu. Se Obama vincerà a novembre, egli immediatamente schiaccerà il primo ministro israeliano che ha osato sfidarlo. Di conseguenza, entro dicembre il governo di destra di Netanyahu potrebbe già avvertire la pressione. È per questo che Netanyahu vuole tenere le elezioni verso la fine dell’estate.
Fatto n ° 4: L’altra ragione per cui Netanyahu vuole battere Obama nella corsa alle urne è la sopravvivenza nazionale. Il primo ministro è determinato a colpire l’Iran, e ritiene che sarà in grado di farlo soltanto prima delle elezioni americane di novembre. Egli vuole assicurarsi di avere un certo margine di manovra dopo le elezioni israeliane e prima delle elezioni americane.
Durante questo intervallo il nuovo governo israeliano avrà un’autorità assoluta, mentre l’amministrazione USA sarà impotente. Anticipando le elezioni Netanyahu sta definendo il momento ideale per attaccare l’Iran: settembre o ottobre.
Le conseguenze di questi quattro fatti, presi nel loro insieme, sono chiare. La turbolenta stagione politica che inizierà questa settimana in Israele non indica che la minaccia di uno scontro con l’Iran è passata, ma piuttosto che è aumentata.
Lentamente ma inesorabilmente, senza che nessuno se ne accorga, Netanyahu sta lavorando per portare avanti un ben organizzato piano d’azione, secondo un rigoroso calendario, che porterà la crisi strategica al punto di ebollizione prima del prossimo inverno. Egli sta operando con decisione sia nell’ambito del sistema politico israeliano che di quello americano al fine di raggiungere il suo obiettivo. Fino a questo momento egli sta ottenendo ciò che vuole, modellando lo scacchiere a suo piacere. Egli sta riportando in vita uno scenario di elezioni (in Israele), guerra (in Iran) ed elezioni (negli Stati Uniti).
Il calendario è folle. Ma lo sono anche la situazione, la minaccia, e il sistema politico. C’è un divario intollerabile tra la leadership nazionale e l’opinione pubblica.
Netanyahu sta giocando una partita a scacchi tridimensionale su un tavolo traballante, senza pubblico sostegno. Ciò significa che la campagna elettorale non verterà solo sulle questioni economiche e sociali. Dovrà affrontare la questione dell’Iran, e deve diventare un referendum sull’Iran. Questo è l’unico modo per garantire che la decisione sull’Iran, qualunque essa sia, sarà presa dalla nazione, e non da una sola persona.
Ari Shavit è un analista politico israeliano; scrive abitualmente sul quotidiano “Haaretz”
(Traduzione di Roberto Iannuzzi)

Noam Chomsky DOPO L’11 SETTEMBRE