IL CORPO COME LINGUAGGIO: PERFORMANCE E BODY ART

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JANINE ANTONI

Janine Antoni è un’ artista newyorkese che usa il corpo in tutte le sue manifestazioni per creare originali performances (come dipigere con i capelli o cesellare le sue sculture con i denti) ed è pertanto considerata una rappresentante della così detta “body art”. In Italia si è fatta conoscere per aver presentato ad una precedente Biennale di Venezia una serie di busti di calchi della sua testa (12 di cioccolato e 12 di grasso) a dimostrazione del rapporto forte che esiste tra il mangiare ed il vomitare, tra il cioccolato ed il grasso. Nei lavori presentati in questa mostra vuole dimostrare che l’equilibrio non è uno stato ottimale ma piuttosto un fugace momento che sperimentiamo dal nostro generale stato di disequilibrio.

 

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In America la figura del performer è quasi scomparsa, restano i risultati di azioni comportamentali che ne ritracciano l’identità. Rappresentante di questa corrente  è Janine Antoni interprete del disagio contemporaneo in cui viene avvolta l’identità femminile all’interno del sistema socioculturale. Nel suo lavoro ONAW, presentava due cubi di seicento libbre ciascuno uno di cioccolato e l’altro di lardo. Antoni nelle settimane precedenti alla mostra aveva masticato il cioccolato plasmando un cubo e riciclando la sostanza rimasta,con la quale aveva modellato delle scatole di cioccolato a forma di cuore. Lo stesso procedimento per il lardo: aveva dato forma ad un cubo gemello e aveva riutilizzato la materia in eccesso trasformandola in astucci di rossetto. In questa scissione c’é tutta la schizzofrenia del quotidiano su cui indaga Antoni. I due materiali sono oggetto di nevrosi:il cioccolato come oggetto di attrazione e il lardo come oggetto di repulsione. Janine Antoni è nota anche in Italia per aver realizzato per La Biennale di Venezia una serie di busti di calchi della sua testa (12 di cioccolato e 12 di grasso) a cui ha poi leccato via naso, occhi e bocca. Per Antoni il rapporto tra cibo e corpo è strettissimo. Lei cesella le sue sculture con i denti mangiando il cioccolato a dimostrazione del rapporto forte che esiste tra il mangiare ed il vomitare, tra il cioccolato ed il grasso.

 

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In  “Saddle”  Janine si copre con una pelle di mucca e cammina a quattro zampe.


 

Altro lavoro di Antoni è EUREKA, in cui immerge totalmente il suo corpo in una vasca da bagno piena di lardo fino a coprirlo,in una seconda fase lascia la sua impronta nella vasca recuperando il lardo in eccesso con il quale realizza un cubo di sapone,mescolando il grasso si lava. In un’altra opera LOVING CARE l’artista aziona il corpo e lo rende macchina, cioè dipinge interamente il suolo e le pareti della galleria in cui espone con i suoi capelli dipinti di vernice. La performance offre un corpo in ossessione, che sconfina nella trance estetica, oltre lo spazio possibile. Un’azione particolarmente bella in cui lei imbeveva i suoi capelli di tintura in secchio e dipingeva strisciando sul pavimento. Da notare la duplicità della doppia azione: lo stare inginocchiata a lavare il pavimento per terra (azione comunemente associata alla donne occidentali) e il dipingere strisciando e muovendo i propri capelli e la propria testa.

 

In SLUMBER 4 performance del l993 Janine dorme all’interno della galleria, dove è collegata ad una macchina del sonno che registra i suoi sogni e li memorizza in segnali grafici. Al suo risveglio utilizza lo schema grafico trascritto dalla macchina Rem per tessere il suo disegno su un telaio. I suoi lavori gravitano tutti intorno alle forme inconsce, alla dimensione del femminile, all’aspetto fantasmatico del processo creativo, alla spiazzamento del tradizionale.

 

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“I think the startling thing for me was that I made a ghost of myself. When I’m with the piece I feel the absence, both of my body and the cow. It wasn’t necessarily something I intended for the piece, to be so ghostlike. It’s transparent…there’s nothing underneath, although the shape so articulates the figure. It’s a kind of push-pull that you feel, of such a presence of the figure. For me, the shocking thing was to realize that I’ve made a piece about the death of the cow, my own death.”

Janine Antoni

2 comments

  1. Nel mio precedente lavoro ho sempre usato la pelle delle donne come una tela da cui trarre l’essenza del femminile: materiali diversi (naturali o sintetici) per far emergere l’armonia nascosta dentro l’involucro umanoide; ricercando, attraverso il colore, il matrimonio fra anima e corpo… condivido questo rapporto “fisico” con l’arte.

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