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ASPETTO IL SOLE – Maria Pia Monicelli

Aspetto il sole

Mi ritrovo in un gioco all’abbaglio, un diversivo per gli dei, gli stessi che demolimmo addobbati da giganti.

La giostra nuova reclama cavalieri adusi al luccichio dei ferri e non dei lustrini che mascherano bombe.

Aspetto il sole!

La maschera di latta si scioglie al sole cocente della verità e non sotto la luce fredda della retorica.

Siamo una società asociale, un nucleo frammentato di gente votata alla sodomia.

Ci piace gracchiare come cornacchie ma al primo ostacolo vero diventiamo struzzi addormentati.

La mia impotenza reclama una breccia. I miei ideali, le mie ragioni, devono uscire, volare insieme a quelle di altri candidati all’utopia, fuori da questa gabbia di matti! Fuori dal delirio di onnipotenza di una classe dirigente del nulla.

Non sono votata al suicidio e grazie ad un pizzico di follia neanche ad essere il bullone di una macchina da guerra. Non mi piace l’isolamento ma neanche essere parte di una folla assente: sono un essere umano!

Potrei svegliarmi come un automa, mettermi in fila all’idiozia che supera ogni cattiveria, o morire da aliena caduta su questo suolo inquinato dove la salvezza appartiene soltanto ai morti. Alla prossima alba, me ne renderò conto, intanto annaffio l’unica piantina rimasta sul balcone e aspetto il sole.

Maria Pia Monicelli

Creato il primo automa derivato da cellule del cuore di un topo. Prossimo passo l’uso di tessuti umani

L‘aspetto è in tutto e per tutto quello di una medusa, ma i suoi geni sono quelli di un topo. I progressi nella biomeccanica marina, nella scienza dei materiali e dell’ingegneria dei tessuti, hanno infatti permesso a un team di ricercatori statunitensi del California Institute of Technology (Caltech) e dell’Università di Harvard di creare il primo automa derivato da cellule del cuore di un topo che pulsano in un foglio di silicone. La medusa artificale è una sorta di fiore con otto petali e nuota e pulsa nell’acqua con movimenti molto simili a quella della sua omologa naturale, se stimolata elettricamente.

L’idea nasce dalla caparbietà di Kit Parker, a capo del team di ricerca, che lavora da tempo alla creazione di modelli artificiali di tessuto cardiaco umano per la generazione di organi e il test di farmaci: «Il cuore è una pompa che “spinge” il sangue in tutto il corpo, così le meduse si muovono nell’acqua attraverso un movimento di pompaggio. La loro morfologia di base è quindi molto simile al muscolo cardiaco e costruire un medusoide é un modo per comprendere le leggi fondamentali della propulsione biologica, per affinare sempre di più l’ingegneria dei tessuti biologici», spiega Parker.

I bioingegneri americani hanno creato la struttura del medusoide facendo crescere un singolo strato di muscolo cardiaco murino su un foglio di polidimetilsilossano modellato. Un campo elettrico applicato alla struttura causa una contrazione muscolare e comprime il medusoide, che poi torna elasticamente alla sua forma originaria grazie al silicone.

Prossima tappa del team, che ha pubblicato la ricerca su “Nature Biotechnology” è ora quella di costruire un medusoide a partire da cellule di cuore umano. Prima però si cercherà di far evolvere ulteriormente l’androide, permettendogli di girare e muoversi in una direzione particolare, incorporando anche un semplice “cervello” così che possa rispondere all’ambiente in cui si muove e replicare comportamenti più avanzati, come dirigersi verso una sorgente di luce in cerca di energia o di cibo