Merkel

Merkel, il portavoce gela Berlusconi: «Con lui nessun contatto da mesi»

BERLINO – Silvio Berlusconi e Angela Merkel «non hanno più avuto contatti da quando non è più premier, quindi non posso parlare attualmente di un rapporto cordiale». Lo ha detto il portavoce delgoverno tedesco Steffen Seibert aggiungendo che quando hanno lavorato insieme c’è stata «una buona collaborazione italo-tedesca».

L’intervista. Il portavoce del governo tedesco Steffen Seibert ha risposto alla domanda di un giornalista sulle affermazioni fatte dall’ex premier in un’intervista alla Bild. «Ho un cordialissimo rapporto con la signora Merkel. La stimo per la sua franchezza, la sua serietà, la sua competenza, la sua dedizione. E non dimentico che insieme a me ha visitato l’Abruzzo dopo il terremoto», ha detto Berlusconi al tabloid tedesco.

 

Berlusconi attacca la Merkel e annuncia il cambio di nome “Addio Pdl, torna Forza Italia”

L’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi sul sito della Bild
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Intervista alla Bild: «Ho visto arrivare per primo la crisi. Voglio una  Germania che sia più europea, non il contrario»

ALESSANDRO ALVIANI
BERLINO
Silvio Berlusconi torna a dare un’intervista a un giornale internazionale. E per farlo sceglie il quotidiano più letto d’Europa, la Bild, la corazzata del gruppo Springer che ha un ruolo chiave per influenzare il dibattito pubblico in Germania. Nel testo, pubblicato oggi in apertura della sezione politica del giornale e intitolato «Non vogliamo un’Europa più tedesca», l’ex premier annuncia che tornerà presto al nome «Forza Italia», esclude un addio all’euro, si definisce «il primo leader occidentale che ha riconosciuto il pericolo della crisi finanziaria» e attacca l’«eccessiva» politica di risparmi seguita da Angela Merkel – anche se giura di avere con lei un rapporto «molto cordiale». «Mi chiedono spesso e molto insistentemente» di ricandidarmi a presidente del Consiglio, esordisce Berlusconi. «Posso solo dire che non pianterei mai in asso il mio Popolo della Libertà. Tra l’altro torneremo presto al vecchio nome del partito: Forza Italia».

Berlusconi nega di non poter vivere senza il potere politico: «Non ho né un trauma, né ho ceduto il potere, in quanto il premier in Italia non lo possiede affatto: in base alla Costituzione non può neanche sostituire un ministro. Il potere ce l’avevo prima del 1994, quando facevo solo televisione», ricorda. Al giornalista Albert Link, che gli chiede cosa Mario Monti sia riuscito a fare meglio di lui, l’ex presidente del Consiglio risponde che la forza del suo successore sta nel fatto che «può contare sull’appoggio più ampio che un premier abbia mai avuto. Questo è il motivo che mi ha spinto a tornare: volevo rendere possibili riforme, anche di tipo costituzionale». Io, continua Berlusconi, «sono stato il primo leader occidentale a riconoscere il pericolo della crisi finanziaria e ad avviare riforme». Se l’Italia riporta sotto controllo i suoi conti pubblici «lo si deve in gran parte al mio governo», rivendica.

Rispondendo a una domanda sulle «gelide» reazioni tra Italia e Germania Berlusconi nega poi che Merkel venga percepita in Italia solo negativamente, come un leader controverso. «Critichiamo solo una politica di austerity eccessivamente rigida, che frena la crescita. Desideriamo una Germania più europea e non un’Europa più tedesca», nota. «Desideriamo da Berlino una politica europea lungimirante, solidale e aperta». Al momento, si legge su un passaggio anticipato ma non pubblicato sull’edizione cartacea, si sente «un certo predominio tedesco in Europa».

Berlusconi nega poi che il suo rapporto con Frau Merkel sia ormai compromesso. Anzi, quello con la cancelliera è un rapporto «molto cordiale, apprezzo la sua apertura, la sua serietà, la sua competenza e il suo impegno». Quanto alle sue ultime uscite sull’euro, l’ex premier ricorda che con l’introduzione della moneta unica il bilancio economico della Germania è migliorato, quello dell’Italia è peggiorato. «Ma ciononostante un ritorno alle valute nazionali mi sembra improbabile. Ciò significherebbe l’insuccesso del progetto storico di un’Europa unita, cosa che nessuno vuole».

In un’anticipazione di una parte dell’intervista non pubblicata sull’edizione nazionale cartacea ma solo sulla versione online della Bild, Berlusconi si sofferma anche sul caso Ruby e definisce il processo in corso «una campagna di diffamazione della nostra giustizia in parte di sinistra». Le ragazze sono state messe in relazione alla prostituzione, mentre hanno soltanto ballato «come in qualsiasi altra discoteca del mondo». Tutte le accuse si risolveranno nel nulla, come anche negli altri processi condotti contro di me: «Sono stati oltre 50 e ho speso oltre 428 milioni di euro in avvocati e assistenza legale. Non credo che nessun altro abbia resistito a tanti attacchi oltre a me».

ANGELA MERKEL: NIENTE SE NON TI CONTROLLO IO

Berlino (Germania), 15 lug. (LaPresse) – Tutti i tentativi di fornire solidarietà economica senza controlli “con me o con la Germania non avranno alcuna possibilità”. Lo ha dichiarato la cancelliera tedesca Angela Merkel, parlando della crisi europea e degli aiuti economici durante una intervista rilasciata al programma Sommerinterview dell’emittente televisiva tedesca ZDF. “La democrazia si basa sul fatto che gli accordi valgono non solo nel bene, ma anche in tempi difficili”, ha detto inoltre la cancelliera.
Nel pomeriggio di oggi, intanto, il primo ministro lussemburghese e presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, ha dichiarato di ritenere che i leader dei 17 Paesi dell’eurozona non ritengono l’Italia avrà bisogno di aiuti economici europei. Lo ha dichiarato, secondo quanto riportato dal sito di Bloomberg, in una intervista al giornale tedesco Der Spiegel. Se l’Italia chiedesse aiuti, continua Juncker, dovrebbe però sottoporsi alle esistenti procedure di supervisione europee.

MOODY’S SE NE FREGA DI MONTI, E TAGLIA!

Moody’s taglia rating titoli italiani

Roma – (Adnkronos/Ign) – Si passa da A3 a BAA2. L’agenzia mantiene un outlook negativo: ”Clima politico aumenta i rischi”. Passera: ”Giudizio ingiustificato e fuorviante”. Squinzi: ”Più forti di quello che appare”. Il portavoce di Rehn: ”Dall’Italia sforzi senza precedenti”. Collocati 3,5 mld di Btp, rendimenti giù. Pil, Confindustria: “Nel 2012 calerà più del 2,4%”. Bce: debito e disoccupazione mettono a rischio ripresa

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VADE AL RETRO, SILVIO!

Personalmente non aspettavo altro che Berlusconi si ricandidasse, per confermare una mia vecchia teoria – molto empirica, devo dire: quando uno nasce tondo, non può morire che facendosi tonto. Silvio sopravvive a tutto e a tutti, e se ci riesce è perché è una macchina, non un uomo. Va avanti perché tiene il motore acceso, sempre. L’imput iniziale che ha ricevuto dall’alto, il suo mandato divino, il culto di sé, lo specchio del reame, il ruscello di Narciso, tutto lo mantiene amortale. Amortale perché tonto. Pronto a riportare l’immagine dell’Italia al bunga bunga, dopo sacrifici del popolo italiano, dopo i suicidi, dopo lo spettro miseria, dopo la perdità della sovranità, dopo l’uomo o gli uomini che ci hanno commissariato dalla Trilateral, dopo la Merkel che ci ha bacchettato fino alle piaghe sulle mani, dopo Napolitano, dopo il palloncino scoppiato di Sarkò, dopo i grillini, dopo ABC, finache dopo Obama ecco che torna Lui, l’uomo del destino. Il Cavaliere Nero.

Già tutti sono in agitazione, fibrillano perché torna la pappa pronta, la mangiatoia bassa anticervicale, il cocco mondato e pronto, la provvidenza divina, il ritorno al futuro.

E già: qualcuno aveva veramente creduto che la partita si fosse chiusa? Ma scherziamo? Angelino candidato premier? Il partito degli onesti? Finiamola! Per favore, finiamola!

Tutto quello che c’è passato addosso come un caterpillar in questi lunghi mesi che fra poco fanno un anno non è servito a niente. I sondaggi lo danno chi dice ventitré chi ventotto chi anche di più. Ma chi li fa questi sondaggi? Chi è il vero pusher di Silvio? Sorvoliamo. Lui è pronto. Turgido. Tonico. Nella pausa s’è finito di rifare anche la faccia con nuovi ritocchi estetici. Molti italiani hanno rimpianto i suoi tempi. Sono pronti statisticamente a rivolerlo. Meglio lui che Monti! Si sa, meglio il male minore, o non si crederà mica che quegli italiani pronti a rivotarlo (o rivoltarlo…) abbiano creduto davvero alla cattiva favola dell’Europa in crisi. Dello spettro Grecia. Sta per finire l’era del tecnico. Sta per tornare la politica, quella che credevamo di esserci lasciata alle spalle, ma quando mai? La politica italiana. Quella degli sprechi di massa. Dell’ottundimento generalizato, sistemico. Della propaganda che, in fondo, ci manca. Quella del gossip. Quella dei Ballarò, Porta a Porta, Matrix, In Onda, Report, Servizio Pubblico. Nuovo pane per i Travaglio. Nuovo travaglio per i giornali mondiali. Nuove sceneggiate. Nuovo populismo, diretto e di riflesso. Nuove inchieste pittoresche che non approdano a nulla di fatto. Nuovi lodi. Nuovi magistrati all’assalto della rocca inespugnabile dei Ghedini & Co. E, se davvero ce la facesse, nuovo impulso al voto-mercato. Ma ce la farà, ne sono certo. Il potere del tonto è illimitato e inarginabile. E viene da pensare che l’Italia intera è tonta. O una buona parte. Ma noi, da che parte stiamo noi?

A Berlusconi va riconosciuto un merito storico: Lui ciclicamente denuda la vera faccia degli italiani. La fa emergere dalla coltre di teorie che si sgretolano poi nei seggi, niente di concreto, solo teoria. E nei seggi, si sa, fanno di tutto. E poi, dobbiamo chiederci: chi si intesterà il merito di aver mostrato responsabilità sia nel dimettersi che nell’aver sostenuto questo intervento tecnico di riabilitazione della credibilità Italia? Bersani? Casini? Lo stesso Alfano? No! Ci vuole un nome! Alfano è solo un pupazzetto, di quelli che piegano volenterosamente la testina in basso e dicono con la molla carica “Sì! Sì! Sì!” Sempre e solo sì. Il nome è Lui. Già immaginiamo la nuova campagna elettorale. Nel 2013 avremo finache l’aria che scandirà il merito di Silvio, l’uomo del destino. La roccia. Il grande statista. In più s’intesterà anche tutto il disprezzo che ha ricevuto come una stimmata di santità e sacrificio. Ci dirà che avremo finalmente una grande stagione di ritorno alla grandezza del nostro paese. Che ci guiderà lui come il profeta alla terra promessa fin dall’inizio da Forza Italia. Ma la verità è che ritornerà ancora la terra della diaspora. Ancora, invece di pensare al lavoro, alla disoccupazione, alla crisi, ai disperati, lo spazio dei media scoppierà perché tutti saranno costretti a parlare di Silvio. Finache i media internazionali, i leaders esteri, gli intellettuali, le agenzie stampa, ancora qualcuno scriverà qualche libercolo su di Lui. L’Italia intera, da grigia e seriosa, si tingerà di nuovo di quel grottesco rosa a chiazze marroni. Quella macula tra edonismo, malcostume e merda. Perché ci aspetta una nuova montagna di merda. Ci seppellirà del tutto? Vedremo. Intanto, chiudiamo se non gli occhi almeno le narici. Se qualcuno si chiedeva quale ormai poteva essere il peggio, adesso sappiamo: è arrivato.

Salvatore Maresca Serra, Roma 12 luglio 2012

SOVRANITA’ DEL BILANCIO e FISCAL COMPACT

 

Di fronte alla crisi dei debiti sovrani l’Europa ha reagito imponendo regole più severe per evitare comportamenti che possono generare un ulteriore indebitamento. I vincoli di Maastricht e del Patto di Stabilità vengono infatti ulteriormente rafforzati dal c.d. fiscal compact, che richiede che il saldo di bilancio strutturale – ossia al netto dell’andamento del ciclo – non debba superare lo 0,5% del Pil, mentre la distanza fra la quota del debito sul Pil e il 60% deve essere ridotta del 5% all’anno. Vengono poi definite, sempre nel fiscal compact, procedure di controllo e sanzioni per evitare che le regole previste non vengano osservate.

Primo passo
La giustificazione di fondo del fiscal compact risale evidentemente al crescente indebitamento degli stati membri dell’Unione europea. Oggi gli stati dell’eurozona hanno perso in larga misura anche la sovranità relativa alla formazione del bilancio, che deve essere sottoposto a un giudizio preventivo delle istituzioni europee. Se gli impegni assunti al momento della formazione del bilancio non vengono rispettati, le regole prevedono anche sanzioni e, in ultima istanza, un ricorso alla Corte europea di giustizia.

L’avvio di questa Unione di bilancio, fortemente voluta dalla Germania, rappresenta soltanto un primo passo in avanti verso la costruzione di una vera e propria Unione fiscale. E, in effetti, il pareggio di bilancio e la progressiva riduzione dello stock di debito non sono in grado di garantire, da un lato, un rilancio dell’economia europea e, d’altro lato, il rispetto delle regole istituzionali che devono caratterizzare una democrazia compiuta.

Se la ripresa dell’economia non può più fondarsi su un crescente indebitamento, vi è ormai una larga convergenza sul fatto che occorre lanciare in tempi brevi un piano europeo di sviluppo sostenibile, il cui punto centrale sembra essere l’individuazione di fonti di energia diverse dai combustibili fossili, per far fronte al problema dei cambiamenti climatici in primo luogo, ma anche per ridurre la dipendenza dell’Europa dalle importazioni di gas e di petrolio e per mettere a disposizione nuove fonti di energia per i paesi economicamente arretrati, in particolare del continente africano. Il perseguimento di questo obiettivo presuppone una massa ingente di investimenti pubblici, in primo luogo nella ricerca e nell’applicazione dei risultati della ricerca nella produzione di nuove fonti di energia pulita.

Lo strumento per favorire la transizione verso una nuova economia delle fonti di energia pulite è la carbon tax, ossia un’imposta europea che colpisca le diverse fonti sulla base sia del contenuto energetico, sia, e soprattutto, sulla base del contenuto di carbonio. Con la carbon tax il prezzo dei combustibili fossili aumenta in misura proporzionale alle esternalità negative provocate dal contenuto di carbonio, rendendo quindi conveniente il ricorso a fonti di energia alternative.

Tesoro europeo
Il finanziamento del piano farà aumentare la dimensione del bilancio europeo, che non dovrà comunque superare nel medio periodo il 2% del Pil. Ma questo aumento sarà compensato da una contrazione dei bilanci degli Stati membri, trasferendo all’Unione la competenza su spese (in particolare nel settore della difesa, della politica estera, della ricerca) che possono sfruttare le economie di scala possibili a livello europeo.

Il bilancio, finanziato con risorse proprie, dovrà essere gestito da un Tesoro europeo di natura federale, responsabile della realizzazione del piano di sviluppo sostenibile e del coordinamento della politica economica dei paesi membri. Una volta realizzata questa trasformazione istituzionale, appare quindi del tutto realistico prevedere l’istituzione di un ministro europeo del Tesoro, primo fondamentale pilastro di un governo europeo dell’economia.

In questa prospettiva il Consiglio europeo deve fissare da subito le diverse tappe e, soprattutto, la data finale che segnerà l’inizio del funzionamento dell’Unione fiscale. Ma un Tesoro europeo potrà operare con efficacia solo se ha consenso. Deve quindi essere soggetto al controllo democratico del Parlamento e agire nel quadro di un governo che sia rappresentativo della volontà popolare.

La decisione di procedere alla costruzione di un’Unione fiscale, con un Tesoro e una finanza federale, deve essere dunque accompagnata da una contestuale decisione che fissi la data per l’avvio della Federazione compiuta, che contempli in prospettiva anche una politica estera e della sicurezza europea.

Percorso a tappe
L’avvio di un piano europeo di sviluppo sostenibile deve essere inserito in un’evoluzione a tappe dall’Unione monetaria a una vera Unione economica e fiscale, che dovrà portare successivamente alla fondazione degli Stati Uniti d’Europa. In questa prospettiva, l’approvazione del fiscal compact può essere vista come la realizzazione della prima tappa nell’ambito, in primis, dell’eurozona.

In una seconda tappa, tuttavia, il risanamento deve essere accompagnato dal varo di un piano europeo di sviluppo sostenibile. Il fiscal compact ha introdotto nuovi principi per la governance dell’economia europea, con controllo dei bilanci e dell’andamento macroeconomico degli Stati membri, ma la definizione del piano e, soprattutto, la sua realizzazione concreta, richiedono una cooperazione più stretta fra la Commissione e i Tesori nazionali, che si può istituzionalizzare con la creazione di un Istituto fiscale europeo – su linee analoghe a quanto è stato previsto con l’Istituto monetario europeo (Ime) in vista della creazione della Banca centrale.

La terza fase, infine, deve portare alla creazione di un Tesoro, responsabile di fronte al Parlamento europeo e al Consiglio, e incaricato della gestione della politica economica e fiscale. Sarebbe così finalmente completata l’Unione economica e monetaria, con un governo democratico dell’economia europea, nella prospettiva di un completamento della federazione con il riconoscimento di nuove competenze nel settore della politica estera e della difesa.

Alberto Majocchi è professore di Scienza delle Finanze presso l’Università di Pavia.