utopia

ASPETTO IL SOLE – Maria Pia Monicelli

Aspetto il sole

Mi ritrovo in un gioco all’abbaglio, un diversivo per gli dei, gli stessi che demolimmo addobbati da giganti.

La giostra nuova reclama cavalieri adusi al luccichio dei ferri e non dei lustrini che mascherano bombe.

Aspetto il sole!

La maschera di latta si scioglie al sole cocente della verità e non sotto la luce fredda della retorica.

Siamo una società asociale, un nucleo frammentato di gente votata alla sodomia.

Ci piace gracchiare come cornacchie ma al primo ostacolo vero diventiamo struzzi addormentati.

La mia impotenza reclama una breccia. I miei ideali, le mie ragioni, devono uscire, volare insieme a quelle di altri candidati all’utopia, fuori da questa gabbia di matti! Fuori dal delirio di onnipotenza di una classe dirigente del nulla.

Non sono votata al suicidio e grazie ad un pizzico di follia neanche ad essere il bullone di una macchina da guerra. Non mi piace l’isolamento ma neanche essere parte di una folla assente: sono un essere umano!

Potrei svegliarmi come un automa, mettermi in fila all’idiozia che supera ogni cattiveria, o morire da aliena caduta su questo suolo inquinato dove la salvezza appartiene soltanto ai morti. Alla prossima alba, me ne renderò conto, intanto annaffio l’unica piantina rimasta sul balcone e aspetto il sole.

Maria Pia Monicelli