brunetta

Bonus al dirigente in galera da mesi

IL CASO ALLA REGIONE MOLISE

Gratifica da 13.099 euro. Peccato che il dirigente Elvio Carugno sia in galera proprio con l’accusa di avere rubato soldi regionali

 di Gian Antonio Stella

«Bravo», gli ha detto la Regione Molise. E gli ha dato un bonus di 13.099 euro in aggiunta allo stipendio. Peccato che Elvio Carugno sia in galera. Carugno è accusato di avere rubato soldi regionali. Il che conferma come la distribuzione dei «premi» messi a bilancio sotto la voce «merito» avvenga con criteri a pioggia che col merito non hanno niente da spartire.

Il tema è una ferita che sanguinada tempo. Basti ricordare la denuncia che fece qualche anno fa, alla vigilia dell’ultimo governo Berlusconi, l’allora ministro per la Funzione pubblica, Luigi Nicolais. Il quale ammise che «il tentativo di misurare l’efficienza di chi dirige gli uffici pubblici», avviato dal governo D’Alema nel lontano 1999 con la legge 286 che prevedeva una ricompensa aggiuntiva per i dirigenti sulla base del raggiungimento o meno degli obiettivi fissati, non aveva dato «i risultati sperati». Un eufemismo.

Ex ministro Nicolais

La prova era nei numeri: su 3.769 altissimi funzionari addetti alla macchina statale, quelli premiati col massimo bonus possibile erano 3.769. Come se fossero tutti purosangue. Tutti bravissimi, puntualissimi, rigorosissimi. Senza un solo somaro, un ronzino, un brocco che meritasse un minimo di castigo… Come se tutti gli obiettivi prefissi fossero stati raggiunti.
Mai più, giurarono allora i responsabili della cosa pubblica. Mai più. Fatto sta che, anche al di là dell’impegno personale di questo o quel ministro (ricordate la battaglia scatenata su questi temi dal contestatissimo Renato Brunetta?), ciò che è accaduto in questi giorni in Molise dimostra quanta strada ci sia ancora da fare.

Dice tutto la lettera protocollata il 6 luglio scorso e firmata dalla Direzione generale della Regione Molise e inviata al Servizio di gestione risorse umane. Oggetto: «Erogazione indennità di risultato dirigenza anno 2011». Messaggio: «In riferimento all’erogazione di cui all’oggetto, si partecipa che, avendo acquisito per le vie brevi le dovute informazioni da parte del nucleo di valutazione in merito ai termini di conclusione dei procedimenti di valutazione dei direttori di area e di servizio, rilevato che a tutt’oggi i medesimi procedimenti non sono ancora conclusi, si rimette alle opportune valutazioni della signoria vostra la plausibilità di procedere all’anticipazione dell’erogazione dell’indennità di risultato… ».

Totale dell’importo dei premi, in questi tempi di crisi, di assunzioni bloccate, di appelli quotidiani al pubblico impiego: 805.046 euro e 57 centesimi. Da dividere, come anticipazione del 60% degli incentivi per i risultati raggiunti nell’anno passato, tra 68 dirigenti. Per capirci: tutti quelli della Regione. Come se anche in questo caso, nella scia dello scandalo denunciato da Luigi Nicolais, non ci fosse nessuno ma proprio nessuno da lasciare a secco.

Si dirà: sono integrazioni in qualche modo dovute. Ma è vero solo in parte. La Regione, accusano le opposizioni, poteva fissare un minimo molto basso e un massimo molto alto, scelta evitata stabilendo bonus che vanno in genere da 11 a 13 mila euro. Poteva dare degli obiettivi precisi e non così generici (tipo «organizzazione degli uffici») da lasciare spazio a ogni interpretazione. Di più: il nucleo di valutazione, composto da tre persone, è dominato da due membri di squisita nomina partitica: il sindaco di Santa Maria del Molise e il vicesindaco di Petacciato. Tutti e due appartenenti al Pdl del governatore Michele Iorio.

La decisione di spendere così quegli 805 mila euro ha mandato su tutte le furie il capogruppo in consiglio regionale del Molise dell’Italia dei valori, Cosmo Tedeschi: «In un periodo difficile come quello che stiamo attraversando questa somma poteva, anzi doveva essere spesa per interventi più urgenti e, soprattutto, utili alla comunità». Lo sconcerto, tuttavia, non riguarda solo i dipietristi e la sinistra.

Tra i dirigenti, infatti, vengono premiati anche i dirigenti della Sanità che, come spiegano i dati di pochi giorni fa, è tra le più sgangherate e indebitate, sul pro capite, della Penisola. Un dato per tutti: 2.939 euro di spesa per abitante, inferiore solo a quelle della Basilicata e del Lazio.

Di più: riferisce un’agenzia Agi di qualche settimana fa che «il Molise ha anche il primato per spesa pubblica primaria delle Pubbliche Amministrazioni, che Bankitalia ha rilevato in 4.100 pro capite nel triennio 2008-2010 contro i 3.300 euro della media nazionale».

Ma non basta. Tra i dirigenti benedetti dalle gratifiche, con 11.718 euro di bonus supplementare (ripetiamo: è solo il 60%, poi deve arrivare il resto) c’è anche chi come Antonio Guerrizio è stato messo sotto inchiesta per una brutta storia di soldi spariti dalle casse, già parzialmente restituiti. E soprattutto Elvio Carugno, in galera da mesi con le accuse di peculato aggravato e continuato. Pochi giorni fa l’ennesima richiesta di andare almeno agli arresti domiciliari gli è stata respinta: secondo i giudici potrebbe scappare, magari in Venezuela dove sarebbe finito in parte, probabilmente a una donna più o meno misteriosa, il milione di euro circa, stando alle indagini, scomparso dalle pubbliche casse.

Domanda: l’arresto è del 4 aprile, come mai tre mesi non sono bastati alla Direzione generale per depennare l’attuale carcerato dalla lista dei dirigenti meritevoli della massima gratifica? Non sarà il caso di rivederle tutte, queste regole?

L’ULTIMO ATTO DEL BERLUSCOPISMO: Dopo di noi il diluvio

L’ULTIMO ATTO DEL BERLUSCOPISMO

<<Après nous le déluge>>!

I tuoni non rombano mai a caso, specie quando l’intervallo temporale dal fulmine è breve. È la velocità del suono – o la sua lentezza rispetto a quella della luce – a indicarci quanto il temporale è vicino, oppure lontano. Temporale e temporale: due parole (apparentemente) uguali pocanzi da me usate con valenze diverse: confondersi sulle parole e sui “temporali” può essere facile, se non si è attenti al senso, ma può anche convenire a chi sarebbe prossimo – restando nel meteo – a voler esclamare anch’esso <<Après nous le déluge>>! E sommando inevitabilmente questa volta la temporalità del disastro politico annunciato con il diluvio che spera e crede lasci nei vari ambiti dove ha messo radici, fingere di non capire ciò ch’è accaduto.

Tutto il menefreghismo per la Francia di Luigi XV non gli impedisce di restare famoso nei secoli per questa frase celebre. E quale sarà, quando sarà, la frase del nostro Luigi XV – Silvio Berlusconi I (e speriamo ultimo)? Quella che resterà nella Storia? Non credo di sbagliarmi quando penso che l’equivalente sia già stata affidata alla storia generosamente come sempre: <<Questo è il Parnaso, il bunga bunga del 1811>>. La frase è questa. Immagino la sua vocina quando l’ha esclamata: impappata e lubrìca nel suo autocompiacimento demenziale. Quella detta in risposta alla domanda sul dipinto di Andrea Appiani di Netanyahu. Uno schiaffo deliberatamente sferrato sulla faccia del popolo italiano, o mi sbaglio? La dignità dell’italiano nel mondo – grazie a queste graziose esternazioni del nostro Primo Ministro – è ormai al sicuro nello scrigno del suo fertile e paterno giudizio giudizioso. Non c’è che dire: è un vero Pater Familias. Ma l’affermazione saliente potrebbe anche essere un’altra: <<Bisogna sempre diffidare di chi si prende sempre troppo sul serio. L’autoironia è fondamentale>>. Come dargli torto su quest’ultima frase (storicizzata all’istante)? Si è mai preso sul serio Berlusconi? Non credo. È troppo ricco per essere animato da serietà d’intenti e troppo povero per conoscerli. Lui vive in una relativizzazione del tutto per definizione. Qualche logopedista “volenteroso” dovrebbe spiegarlo a segni  al Vaticano. Ruby non è la nipote di Mubarak? E chissenefrega: relatività del suo ruolo istituzionale: <<L’ha detto lei!>>. Ruby non è maggiorenne? E chissenefrega: <<L’ha detto lei!>>. Relativizzazione della colpa in quanto mai e poi mai c’è dolo. In entrabi i casi, il Rubygate è solo imbastito sul voler occultare la vera vittima, il Premier. Il Premier non sapeva, è stato preso per i fondelli da una sciacquettina che si fa passare (in tutti i sensi) per quella che non è. E poi chi sarebbe mai?, visto che l’avvocato di Hosni Mubarak dice che l’immensa fortuna dell’ex presidente egiziano ammonta in realtà a sei milioni di lire egiziane, pari a circa settecentomila euro – ‘sto poveraccio! ‘Sto morto di fame. E magari Silvio è stato fregato anche da “quelli che sapevano ma tacevano” sull’età della “nipotina” del morto di fame, sapendo che le minorenni non gli piacciono per niente. Un ottimo-pessimo e sciente ordito contro la sua buonafede e il suo buonFede, che di buono non sapremmo nessuno di noi cosa attribuirgli ad entrambi se non le scorte inesauribili di cialis e di viagra (all’occorrenza)…

Ma come? Ma la Legge non era quella cosa orrenda di sinistra estrema ed eversiva, puzzolente e pusillanime che sanciva che “non ammette l’ignoranza”? E allora come fa il nostro Luigi XV parnasiano bungabunghiano a farsi prendere per il naso nel Parnaso dalla sua stessa ignoranza come uomo, come Premier e come sprovveduto e ingenuotto brianzolo parvenu se vuole fare il primo ministro senza conoscere la Legge? Qualche qualunquista più ingenuo di lui potrebbe anche rischiare di credere che si può fare il premier conoscendo la Legge. Il rischio è altissimo, accidenti o cribbio! <<Prima che il gallo canti mi avrai già rinnegato tre volte!>>. Ecco che il destino accade: il Premier non volendo diffidare di se stesso non si è mai preso troppo sul serio. Lui è concreto e coerente: non si è mai autorinnegato, sono gli altri (quei porci comunisti indemoniati) che dicono che è un rinnegato. L’autoironia indispensabile gli ha fatto ignorare che la Legge non ammette ignoranza e che è uguale per tutti, finanche per gli autoironici. Il Popolo – quell’Unknown Flying Object che “ha l’intellighenzia (si fa per dire qualcosa di sinistra) media di un ultimo scolaro della prima media” -, popolo ultimamente meno autoironico (e per questo di cui diffidare) ha deciso con in mano uno strumento repellente e schifoso: il suo ultimo giocattolo: il Referendum. Che orrore! Che vergognoso esercizio della democrazia! Finanche peggio del voto amministrativo! Un vero schifo. E un vero diluvio. Una pioggia incessantemente esorbitante e indecorosa di sì per dire no: in Italia si dice sempre il contrario di ciò che si vuole e che si fa. Neanche Luigi-Silvio primo e ultimo, in fondo, in questo è diverso dal volgo volgare d’animo e di seggio. Me l’immagino, quando da Re casto e irreprensibile e incorruttibile diceva i suoi Noooo a quella ienetta minoretta di Ruby… Era referendario il cavaliere nero quando diceva no alla ragazzotta nipototta? Forse voleva dire sì? Forse che si è confuso tra il dire e il fare o tra l’abrogare, lo sbragare e lo sbrodolare? E allora perché non ha detto no anche alla sua sfrenata ambizione – la più grande, suprema, gigantiaca, immane – di voler governare ignorando l’ignoranza della legge? Si sa: la Legge è proprio ignorante, non alfabetizzata (ci avrebbe dovuto pensare l’unico ch’è più nano di lui – senza far nomi e cognomi – Renato Brunetta, l’investiprecari). Ma l’inane Legge si è sotratta all’innovazione tecnologica implacabile e implacabilmente inarginabile del doppio nano: è rimasta ignorante (sticazzi) e non si è fatta alfabetizzare come la pubblica amministrazione, ormai tutta (e dico “tutta”) informatizzata. Forse che l’unico che batte la legge per ignoranza è il Senatur? No, non ci posso credere. Bossi avrebbe detto non referendariamente <<Cel’hoduro!>>, imitando grottescamente il driveiniano Ezio Greggio dell’astatosta antesignana del celodurismo e del berluscottismo (in origine) diventato poi berlusconismo e berluscopismo, (in fine).

Abbiamo i precari che scassano le palle al blason(d)ato baronetto Brunetta? Hanno fatto la rete nella rete? E chissenefrega! Autoironia! Autoironia! Troppo seri ‘sti cazz ‘e precari! E che madonna! <<Ma lo sapete che siete infornatizzati pure voi?!>> Qua inforniamo tutto! Tracciabilità: un precario tracciato è un chiodo fisso, o fissato. E che sarà mai?!, il lavoro non è tutto: berluscopate e sorry-dete. Che “la vita è bella”!, lo dice anche quell’eversivo maligno di Benigni tra una divina commedia e un inno di Mameli. Senza capire il male che fa al popolo sovrano, che poi si sente davvero sovr-ano e rinunzia indecorosamente a prenderlo nel culo. Che tempi! O tempora o mores! O referendi o referenti: non si scappa. Come diceva una mia amica: o danti o prendenti.

Insomma è un vero schifo. Non c’è che dire perché c’è da dire troppo o troppo poco. Alla fin fine, se vuoi farti un’idea solida che non si sdereni sotto la mannaia del diluvio devi ascoltare il tiggì di Fede. Guardare imbambolatamente la sua faccia ‘a-mareggiata per i forti venti e domandarti: ma se la Legge non ammette ignoranza, ma quanto sarà colto mai uno che scambia Apollo per se stesso e le muse per delle povere e innocenti escort? Scherzava?… Non credo, o non avrebbe nominato Apicella, che nel par naso ci sta tutto e da sempre.

Fatto è che il temporale-temporale è arrivato, e chi sta bene e chi sta male nel PDL vuole abbreviare. Processo breve e prescrizione breve? E chissenfrega se tra questi processi ultimi c’è l’inchiesta sui crolli seguiti al terremoto dell’Aquila, quello per la strage di Viareggio con 32 vittime e 38 indagati tra cui l’ad di Fs, Mauro Moretti, quello per il Crac Parmalat, con 100mila risparmiatori truffati e 22 persone imputate per bancarotta e associazione a delinquere, oltre a una serie di banche indagate e imputate, il processo per il Crac Cirio, il processo Eternit di Torino (dove ci sono quasi 3.000 parti offese) e quello per lo scandalo rifiuti a Napoli! Che sarà mai! Ma scherziamo? Se approvata, la prescrizione misura Brunetta estinguerà anche il processo Mills che vede imputato il nostro Luigi XV. Anche lui sarà il Beneamato, o detto tale. Sarà l’atto ultimo del berluscopismo, questo è certo per molti, ma io vorrei essere tra quei molti che ci crede. Intanto aspetto il nuovo diluvio, quello che porterà il ramoscello d’ulivo in bocca alla solita colomba bianca.

Forse c’è vita tra le acque rotte. E tu, ti sei rotto?

Salvatore Maresca Serra